La chiesa di S. Maria Nascente sorge nel nucleo edificato del paese.
Ordinata da San Carlo Borromeo, con l’affluire delle offerte iniziò nel ‘500 l’edificazione della chiesa parrocchiale, forse in omaggio alla dedicazione della cattedrale milanese. Entro la fine del secolo stesso venne costruita la cappella maggiore, il presbiterio risultava completo di volta, l’altare si trovava ad 1.70 m dalla parete (posizione odierna) e la costruzione della navata era agli inizi: la chiesa era già officiata e si intendeva trasportarvi la dignità parrocchiale.
Nei primi del ‘600 fu innalzato un campaniletto provvisorio, vennero disposti gli attacchi murari per la navata ed fu allestito il battistero in un angolo nei pressi dell’entrata; mancava però la sagrestia.
L’arcivescovo stabilì che il cimitero fosse posto nell’area dell’attuale sagrato, anche se non c’è evidenza di alcuna sepoltura, dal momento che le inumazioni avvenivano nei sepolcri S. Martino. A metà del secolo vennero allestiti un nuovo fonte battesimale e il ciborio; la cappella della chiesa venne decorata con la figurazione del Battesimo di Gesù.
La cappella maggiore venne recintata con una balaustra marmorea e fu spostato più in alto il pulpito, ricavandone la scaletta di accesso nello spessore del muro laterale. Gli altari della Vergine del Rosario e della Madonna di Loreto furono ridimensionati. Venne costruita e quindi arredata la sacrestia. Quanto al campanile, la sua costruzione era appena cominciata.
Successivamente, fu costruito davanti alla porta principale un portico “a protezione dei battezzandi”. Gli abbellimenti richiesero ovviamente tempo: nel 1654 era appena completata la cappella della Vergine e dei Ss. Antonio da Padova, Giuseppe, Sebastiano, Rocco; il vicario generale Cesare da Biandrate autorizzò il prevosto di Arcisate, Bernardino Rosa, alla benedizione. Entro la fine del ‘700 la chiesa era stata dotata di un organo, era stato costruito definitivamente il campanile che suonava quotidianamente l’Angelus e, a ora debita, ricordava i defunti. La chiesa era inoltre dotata di sette cappelle: la cappella maggiore (altare maggiore), le cappelle di sinistra, ovvero quella di S. Carlo, della Madonna di Loreto e di S. Giovanni Battista e il battistero (attualmente persiste soltanto quest’ultima, le altre due corrispondo rispettivamente a S. Giuseppe e S. Andrea), e le cappelle di destra, cioè quella del Crocifisso, della Madonna del Rosario e della Madonna delle Grazie di S. Antonio da Padova.
Per quanto riguarda l’aspetto artistico, invece, la chiesa si presenta ad unica navata di armoniosa proporzione, con ampio presbiterio e triplice cappella su entrambi i lati. È coperta con volta a botte e lunette in corrispondenza delle finestre. Cornici e rilievi seicenteschi a stucco le conferiscono un nobile aspetto.
L’esterno è di linea sobria, la facciata è semplice ed equilibrata e riflette la triplice partizione interna, composta da navata e corpi laterali delle cappelle; la scandiscono lesene (sporgenze) che dividono base e ordine superiore. L’insieme è completato, al di sopra della cornice, da due nicchie e una finestra in corrispondenza del portale. Infine, tutto è coronato dal timpano, con fregio in stucco. Sopra il portale in pietra di Saltrio è posta una statuetta della Madonna, tratta con grazia dalla medesima pietra intorno al 1750. Circonda la nicchia una bella decorazione a stucco. Il sagrato, di cui recentemente è stato ripristinata la pavimentazione in ciottoli, è recintato da muri con coronamento in serizzo lavorato e belle pigne a sottolineare gli accessi. Il fianco sinistro (l’unico visibile) è pur esso scandito da lesene e conclude con il campanile. La torre ha il forte basamento, lesene e marcapiani in serizzo: l’uso della pietra, forse per motivi di economia, non fu ripreso nella cella che risulta impoverita rispetto al fusto: ma l’effetto complessivo è di gradevole coronamento al corpo massiccio della chiesa. Internamente conserva ancora affreschi, statue, marmi e tele originali, nonostante alcune risentano del tempo trascorso.
Attualmente la parrocchiale è utilizzata per tutte le funzioni, tranne che per i funerali (per i quali si utilizza S. Martino), e per le funzioni relative ai santi a cui sono dedicate le altre chiese.